Hai ragione? In prigione!

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«Un Gesuita e un Domenicano stanno facendo esercizi spirituali e il Gesuita, mentre recita il breviario, fuma beatamente. Il Domenicano gli chiede come possa fare così e quello gli risponde che ha chiesto il permesso ai suoi superiori. L’ingenuo Domenicano dice che anch’egli ha chiesto il permesso e che gli è stato negato. “Ma come lo hai domandato?”, chiede il Gesuita. E il Domenicano: “Posso fumare mentre prego?”. Era ovvio che gli fosse stato risposto di no. Invece il Gesuita aveva chiesto “Posso pregare mentre fumo?” e i suoi superiori gli avevano detto che si può pregare in qualsiasi circostanza”».

(Tratto da Bustina di Minerva di Umberto Eco)

L’esempio dei due religiosi mette in risalto l’importanza di una buona strategia comunicativa, cioè di una combinazione ordinata gerarchicamente di tutti gli elementi linguistici di un enunciato. Chiarezza per ottenere efficacia, ordine dal caos. Ecco la prima regola per far sì che il messaggio arrivi dritto dritto al destinatario, senza interpretazioni distorte, ambigue o addirittura opposte alla volontà dell’emittente.

Ma i nostri politici… lo sanno? L’ambiguità è sempre dietro l’angolo, soprattutto nella comunicazione politica. Prendiamo Beppe Grillo e facciamo qualche esempio.

Il re dei social media e dello streaming ripete spesso che “i cittadini vogliono mandare tutti a casa”. Sì, è vero, ma di quali cittadini sta parlando? Sicuramente di quelli che lo hanno votato alle ultime elezioni politiche e che quindi si rivedono nei suoi ideali. Ecco, appunto, quindi stiamo parlando di un quarto degli elettori.

Oppure quando Grillo afferma che l’espulsione dei militanti del Movimento 5 Stelle è stata decisa dalla Rete non è del tutto corretto. La “simpatica” pratica dell’espulsione, è vero, avviene in Rete, ma attraverso una votazione online da parte dei militanti. E questo è cosa ben diversa.

Questi sono solo due esempi per far vedere come Grillo riesca bene a manipolare l’audience della cultura di massa tramite forme linguistiche appropriate. Nei due esempi precedenti ha fatto uso della sineddoche, una figura retorica che sostituisce il tutto con una parte (si parla di “cittadini” e non di “elettori” del M5S, si utilizza il termine “Rete” e non “militanti”).

Questo tipo di linguaggio, oltre a fuorviare l’opinione pubblica, riflette alla perfezione gli spasmi totalitari del leader stellato. Il suo comportamento autoritario e antidemocratico verso i dissidenti dimostra che la battaglia non è soltanto contro la casta, ma contro chiunque non sia grillino. Chi si oppone al leader maximo viene prima emarginato poi espulso. O con lui o contro di lui insomma.

La retorica antidemocratica di Grillo trasforma tutto in una contrapposizione tra il bene e il male, tra i detentori di una verità assoluta e il resto del mondo. Questa distorsione della realtà sembra creare un mondo parallelo, un non-luogo fatto di link, bit e wireless: il mondo del Movimento, appunto.

E forse è arrivato il momento di realizzare cosa comporta tutto ciò: una potenziale minaccia per la democrazia e la libertà di espressione.

È arrivato il momento di aprire bene gli occhi. Prima che sia troppo tardi.

2 thoughts on “Hai ragione? In prigione!

  1. Mi sembra un pò debole in logica questo articolo. L’ho letto due volte perché termina con la riflessione sulla possibile perdita di democrazia, ma al centro viene critica la forma di voto su internet. Critica basata sul fatto che la votazione è stata fatta da chi segue il blog. Come doveva essere fatta? Per alzata di mano nelle piazze? Renzi è stato eletto dalle persone che sono andate alle urne non da chi non c’è andato…..a no già scusa Renzi non l’ha eletto il popolo (cavolo speriamo proprio che non vinca Grillo altrimenti perdiamo questa bella democrazia di cui godiamo adesso). Poi dimmi un solo nome di un politico che non incarni la parte del bene accusando gli altri di essere il male. Ma davvero esiste gente che pensa che se il movimento 5 stelle vincesse le elezioni le cose andrebbero peggio di come già vanno adesso?

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    • Forse non hai ben compreso il focus dell’argomento. Io mi sono concentrata sul linguaggio dai toni aggressivi e violenti di Grillo e, per riflesso, sul suo comportamento antidemocratico. Non ho mosso critiche sul piano del contenuto, bensì su quello dell’espressione. E probabilmente le ultime elezioni europee mi hanno dato ragione. Il suo comportamento autoritario nei confronti dei dissidenti, oppure quando dice “io sono oltre Hitler” o “cosa faresti alla Boldrini?” o ancora il processo ai giornalisti o il post su Auschwitz… Questi sono tutti esempi di emozioni negative di rabbia che stavolta non hanno convinto gli indecisi. Può darsi anche che usi questo linguaggio iperbolico, esagerato, pieno di violenza per far da deterrente alla violenza nel mondo reale. Il problema è che non tutti lo capiscono e i mass media di certo non lo aiutano. La gente vota semplicemente il candidato che suscita i sentimenti giusti. E, stavolta, Renzi ci è riuscito e Grillo no. Poi il leader 5 stelle a fare opposizione se la cava, mentre non so se sarebbe in grado di governare. Ma questa è solo la mia opinione!

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