Una crisi è per sempre

La crisi finirà. O meglio… la crisi finirà?

La crisi, prima solo finanziaria poi anche economica, è ormai qualcosa che fa parte del nostro mondo postmoderno. Qualcosa di connaturato. È quel pensiero fisso che ci accompagna tutti i giorni, che non ci permette di stare sereni, che ci blocca ogni spirito di iniziativa. L’angoscia si sostituisce alla lucidità.

In questo mondo fluido, precario ed effimero, in cui i rapporti tra persone sono evanescenti e in cui nulla lascia traccia, la crisi sembra l’unico fatto permanente che non vuole abbandonarci.

«Ma prima o poi finirà questa crisi, no?!». È la domanda che tutti si fanno. E i giornali, i siti web, le televisioni cercano di dare delle risposte (non sempre soddisfacenti).

Chi vivrà vedrà. Rino Gaetano docet.

(Click per ingrandire)

5:2009(La Stampa, 2009)

2009(Corriere della Sera, 2009)

2010(Euronews, 2010)

2011(Panorama, 2011)

2012(L’Espresso, 2012)

22:02:13(TGCOM24, 2013)

La crisi economica spiegata ai bambini (e non solo)

Ecco qui una favola dei tempi moderni per spiegare la crisi in modo semplice. Un eccellente esempio di comunicazione chiara, concreta e comprensibile.

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Quanto spesso sentiamo la parola “crisi” durante il giorno? In televisione, sui giornali, sul web e persino per strada, tutti parlano di crisi. È ormai un fatto tangibile e concreto che vede ogni giorno tragedie di persone che decidono di farla finita o di imprese schiacciate dai debiti e dalle tasse.

L’unica cosa certa in questo periodo instabile e vacillante è che l’Italia non ha ancora un governo, ma ha la crisi economica e finanziaria. Ma sappiamo da dove è nata e come ha fatto a progredire?

Questa storiella svizzera qui di seguito è stata scritta per capire la crisi economica che attualmente sta investendo molti Paesi europei. È una favola, ma non inizia con “c’era una volta”, perché è facilmente attualizzabile ai tempi moderni. L’obiettivo è quello di spiegare ai bambini, ma anche a molti adulti, la tremenda situazione di crisi in cui siamo coinvolti. Vale la pena prendersi cinque minuti e leggerla.

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 «Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i clienti sono disoccupati e che dovranno ridurre le consumazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).

La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città. Lei ogni tanto alza i prezzi e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito dai crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.

Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli “Sbornia Bond“. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Dato che rendono bene, tutti li comprano.

Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di “Sbornia Bond”.

Un giorno però alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che sente odore di crisi e, per non rischiare, le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite. Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.

Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada. Il prezzo degli «Sbornia Bond» crolla del 90%. La banca entra in crisi di liquidità e congela l’attività: niente più prestiti alle aziende, l’attività economica locale si paralizza. I fornitori di Helga, che in virtù del suo successo le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare.

Purtroppo avevano anche investito negli “Sbornia Bond” sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza.

Per fortuna la banca viene salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare.

Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli “Sbornia Bond” alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio».

(Questo articolo è stato pubblicato anche su 055firenze.it).